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Idee per l’Ambiente

Idee per l’Ambiente

IL MANIFESTO

Scrivere un manifesto per l’ambiente può sembrare un’idea scontata e forse un po’ datata, molti hanno scritto tante cose, ma spesso realizzarle è molto più difficile che elencarle.

Se volete leggere un manifesto dell’ambiente nel mondo dell’energia, delle start up che ipotizzano di regolare i consumi, di quelle che inventano aggeggi inutili e che vincono premi negli incubatori d’impresa, ma il cui “aggeggio” non se lo fila nessuno, potete leggere altri siti.

Noi, siamo convinti, come altri prima di noi, che nell’agricoltura ed in particolare nei vigneti ci sia ampio spazio per elencare poche e semplici idee che possono essere il viatico per fare scelte per l’ambiente e per la salute di tutti

Erba e diserbanti

Potete vedere filari senza erba, sia sotto le vigne che nel mezzo, siate sicuri che in quel caso qualcuno ha lavorato intensamente, ho ha utilizzato un metodo per limitare le proprie risorse, magari utilizzando “la chimica”, proprio dove non si deve fare. Noi preferiamo  faticare, anche con attrezzi sofisticati, per togliere l’erba meccanicamente sotto la vigna ma mantenerla o seminarla al centro.

Capezzagne

Le capezzagne sono le strade dei vigneti, le costruiscono gli “architetti” che decido il sesto d’impianto, consentono ai trattori di transitare e ai visitatori di poter accedere con facilità. Noi le vogliamo ricoperte di erba e non distrutte dal movimento dei cingoli di trattori antelucani che si tramandano di padre in figlio, spesso con nomi altisonanti, ma che non possono circolare su strada: se non possono andare sulle strade, perché dovrebbero poter circolare nei nostri vigneti?

Pali del vigneto

Tutti privilegiano  i pali di legno nelle vigne, quantomeno come capofila, ma noi vogliamo le rose per ogni filare e non per farle ammalare al posto della vigna, ma perché contribuiscono alla bellezza dell’ambiente. Sappiamo anche che un vigneto moderno può avere qualche palo in metallo che sarà opportunamente ricoperto dal fiorire della vigna perché vogliamo che le nostre vigne siano verdi, come i nostri pensieri.

Concimi

Abbiamo chiesto a chi conduceva il terreno a prato prima di aver impiantato il vigneto di restituire un po’ dell’energia che il fieno e l’erba hanno trasferito alle mucche: e lui ha distribuito quintali di letame sul terreno che poi è stato interrato. Le vigne ne avranno a gloria per il futuro.

Zolfo e verdarame

Hai tempi nei nostri padri erano la salvezza della vite e del raccolto, ora ci sono i “sistemici” composti che vorrebbero sostituire il giallo ed il blu della nostra infanzia solo perché ci consentono di limitare gli sforzi, noi non vogliamo limitarci, vogliamo un raccolto sano che non abbia residui chimici non conosciuti.

Insetti e droni

C’è chi insiste per avere insetti e chi deve scacciare gli insetti per evitare che portino pestilenze. Noi agli insetti preferiamo i droni che volino alla giusta altezza per scrutare il vigneto e poterci tranquillizzare o allarmare se gli insetti che portano pestilenze si avvicinano.

Agricoltura 4.0

C’è chi ha scelto 1.0, poi 2.0, ed infine siamo saliti nelle revisioni al numero 4.0. Noi scegliamo i trattori con le ruote in gomma e ben piantati per terra, isometrici, con i joistick, ma non per giocare con la play station, perché crediamo che l’evoluzione tecnologica sia il futuro della viticoltura.

Animali che ci allietano

Per tornare alla “terra”, dal numero 4.0 torniamo agli animali: Mafalda e Marietto sono i nostri cani. Due bassotti color “foglia secca” che rallegrano le nostre attività in vigneto e le vendemmie correndo dappertutto. Se poi si aggiungerà un segugio da tartufi avremo fatto bingo. E’ triste non avere compagnia nel vigneto.

Botti in legno o acciaio

Non entriamo nella diatriba tra legno o acciaio, ci sono le mode di chi affina il vino rosso che vanno e vengono, noi sappiamo  che un ottimo spumante metodo classico non ha bisogno di legno ma di un lungo riposo sui lieviti per essere rinvigorito e sboccato dopo 18/24/30 ed anche 150 mesi.

Pensiero finale

Il vino deve essere buono, se non si fa un vino buono, che piacere c’è a farlo e…a berlo (con moderazione…mi raccomando)

Copyright

Ogni produttore esprime il proprio modo di concepire il rapporto con l’ambiente secondo le proprie sensibilità, noi vogliamo sottolineare le scelte che più sono in linea con i nostri pensieri. Date un’occhiata a quanto esprimono i nostri partner

Così come per il sito www.Bava.com, a cui ci siamo liberamente ispirati, se le idee piacciono chiunque può applicarle e diffonderle: fate una citazione e comunicatecelo, noi abbiamo piacere di saperlo.

LA SITUAZIONE

Le malattie della vite sono da sempre un problema che nel tempo ha portato alla necessità dell’utilizzo di soluzioni anche complesse per contenerle.

Le diverse malattie che possono interessare un vigneto si dividono in relazione all’origine delle stesse:

  • malattie di origine fungina, sono le malattie che derivano dall’attacco di un fungo. Le principali sono l’OIDIO, la PERONOSPERA e la BOTRITE
  • malattie da insetti o virus. le principali sono la FILLOSSERA e la FLAVESCENZA DORATA.

Tutte le malattie devono essere tenute sotto stretto controllo al fine di non perdere il raccolto o, nei casi più gravi, per non perdere l’intero vigneto.

La PERONOSPORA

Peronospora: la peronospora (Plasmopara viticola) è una delle più gravi malattie della vite ed è causata da un fungo che penetra nelle cellule vegetali per sottrarre il nutrimento alla pianta. Colpisce le foglie, i germogli, le infiorescenze ed i grappoli della vite.

Gli attacchi ai grappoli sono gravi in quanto possono determinare cali quantitativi e qualitativi sulle uve. La peronospora della vite è facilmente riconoscibile dai sintomi: classico bottone o macchia gialla sulle foglie della pianta, eventuale presenza di muffa bianca nella pagina inferiore delle stesse, acini disseccati o a forma di “s” e di colore bruno.

Gli acini assumono questa conformazione perché la pianta, essendo privata delle sue sostanze nutritive, non è in grado di procedere alla maturazione completa dei frutti, che si bloccano nella crescita andando in necrosi. Stesso arresto e disseccamento si può avere anche nelle infiorescenze.

Di regola la prima infezione si manifesta quando si verificano le seguenti tre condizioni: la temperatura minima è pari o superiore a 10°C; è caduta una pioggia di almeno 10 mm nell’arco di 24-48 ore; la lunghezza dei tralci (recettività dell’ospite legata alla differenziazione degli stomi) ha raggiunto o superato i 10 cm (regola dei “tre dieci”).

La localizzazione del vigneto, la sua esposizione, l’altitudine, sono caratteristiche che influenzano notevolmente i fattori che possono favorire lo sviluppo del fungo. I fondovalle, le zone con microclima più umido, le zone che consentono un certo anticipo della vegetazione sono più soggette a rischi. Anche la valutazione degli aspetti chimici, pedologici ed idrologici del terreno costituisce un valido aiuto nella prevenzione da questa crittogama.

Il numero di formulati antiperonosporici in commercio è molto ampio e varie sono le modalità di azione nei confronti del micete, sulla base di queste si possono suddividere in:

  1. prodotti preventivi o di contatto, che rimanendo sulla superficie esterna degli organi vegetativi impediscono l’incontro delle spore e dei conidi del patogeno con l’ospite; questi anticrittogamici devono essere impiegati tempestivamente, coprendo tutti gli organi suscettibili di attacco, prima della avvenuta infezione; possono essere dilavati da complessivi 25-30 mm di pioggia caduti in una o più piogge consecutive;
  2. prodotti curativi che presentano la capacità di bloccare lo sviluppo del fungo durante il periodo di incubazione ed anche dopo l’avvenuta sporulazione; a questa categoria appartengono gli antiperonosporici endoterapici.

Nella viticoltura biologica e biodinamica, il rame rappresenta ancora oggi l’unico principio attivo realmente efficace contro la peronospora, al quale spesso vengono abbinati infusi o macerati di erbe spontanee o preparati biodinamici che hanno la funzione di potenziare l’effetto del rame e di limitarne il dosaggio.

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L'OIDIO

Oidio: l’oidio (Uncinula necator), detto anche “mal bianco“, è una malattia di origine fungina (Ascomycota) che si sviluppa soprattutto in presenza di condizioni climatiche umide, mediamente calde e in caso di scarsa aerazione; è favorita in assenza di bagnatura.

Normalmente è presente nei vigneti di tutta la penisola italiana, ma causa problemi soprattutto nell’Italia meridionale ed insulare, dove è in genere più diffuso della peronospora. Attacca le foglie, le infiorescenze, i tralci ancora verdi e i grappoli, ricoprendoli di un pulviscolo bianco-grigiastro a contorno indefinito.

I tralci malati lignificano incompletamente e sono facilmente uccisi dai freddi invernali, le foglie si deformano e funzionano in modo irregolare e gli acini non maturano e si spaccano per la pressione che la polpa esercita sull’epidermide alterata; inoltre, se colpisce i giovani grappolini in fase di prefioritura, provoca la colatura dei fiori e la necrosi dell’intero grappolino.

Deve essere combattuto a livello preventivo e, possibilmente, mai a livello curativo, perché nel momento in cui ci si accorge della sua presenza, ormai il danno è fatto e il suo contenimento risulta difficoltoso. Si combatte con le polverizzazioni di zolfo oppure si utilizza un antagonista dell’oidio, l’Ampelomyces Quisqualis, che applicato durante la fase di maturazione dell’uva e in post-vendemmia, riduce significativamente, anche del 50-70%, l’inoculo dell’oidio nell’annata successiva, essendo in grado di esercitare una duplice azione di antagonismo.

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LA BOTRITE

Botrite: la botrite o muffa grigia (Botrytis cinerea) è un fungo che colpisce germogli, boccioli, frutti e fusto penetrando attraverso le ferite della pianta. Il nome latino cinerea (fatta di cenere) si riferisce al colore grigio cenere assunto dall’uva.

Sulla vite, oltre a oidio e peronospora, la botrite è la terza avversità fungina “chiave”. La malattia, specialmente su uva da vino, è in grado di causare, se la stagione decorre mite e piovosa, oltre che ingenti perdite produttive, anche importanti modifiche biochimiche agli acini prossimi alla maturazione che possono ripercuotersi anche nel processo di vinificazione.

Il fungo provoca due differenti tipi d’infezione sull’uva:

  1. marciume grigio: si verifica in corrispondenza della maturazione e richiede una costante e prolungata condizione di terreno imbibito o un elevato grado di umidità, con temperature sui 15-25 °C. I grappoli marciscono ed il prodotto ha una qualità scadente, dando luogo a vini poco stabili. Per contrastare il patogeno è importante tenere sotto controllo gli altri parassiti della vite (oidio, peronospora e tignole) che possono determinare lesioni (ottima via d’ingresso per la botrite). Un’altra modalità consiste nell’impiego di fungicidi antibotritici specifici, il primo all’invaiatura ed il secondo 20 giorni prima della raccolta, al fine di raggiungere questa fase con l’uva sana.
  2. marciume nobile: si verifica quando, in condizioni generali di clima più caldo e secco, si alternano condizioni umide per effetto della deposizione della rugiada mattutina o di episodi piovosi che innalzano il grado di umidità e favoriscono una diffusione limitata del fungo che aumenta, per l’appassimento, il grado zuccherino dell’uva senza danneggiarla eccessivamente. La combinazione di eventi, favorita da una maggiore resistenza specifica al fungo di alcune varietà di uva, può produrre dei vini liquorosi e dolci e la Botrytis cinerea diviene, in questo caso, una vera e propria “muffa nobile”; la stessa può fare la sua comparsa sia sulle uve in via di appassimento che su quelle lasciate a seccare. Con queste uve viene prodotto un passito generalmente bianco, con sapore aromatico caratteristico ma anche dolce, dato che il vino è fatto con uva passa. La Botrite si cura con l’uso di principi attivi chimici dopo aver asportato la parte colpita

La lotta chimica ha visto, negli ultimi anni, ampliare il panorama di prodotti registrati per la botrite, per i quali è necessario conoscere criteri di utilizzo e i tempi di carenza. Tra i vari prodotti, ricordiamo, ad esempio, il Folpet (ftalimidici), in grado di ridurre la carica di inoculo della botrite sui residui fiorali, o i dicarbossimidici, in grado di penetrare nei primi strati di cere degli acini e bloccare l’infezione nelle prime fasi; ricordiamo, inoltre, come prodotti rameici abbiano scarsa efficacia alle dosi attuali di impiego e infine la possibilità di utilizzare un biocompetitore del fungo, il Bacillus subtilis.

La lotta diretta con fitofarmaci può essere effettuata tramite due metodi:

  • Metodo fenologico (2- 4 trattamenti l’anno):

    • 1° trattamento: fine fioritura per bloccare infezioni dei residui fioritura;

    • 2° trattamento: pre-chiusura grappolo (preventivo e contro residui interni);

    • 3° trattamento: invaiatura (se piove, altrimenti slittare verso 4°);

    • 4° trattamento: 3-4 settimane prima della raccolta.

  • Metodo climatico

    • Regola dei due 15 (15 h di pioggia e 15 C° temperatura): i primi trattamenti, a tutta pianta; successivamente, trattamenti mirati alla fascia dei grappoli (usare pressioni elevate per aumentare la penetrazione).

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LA FILLOSSERA

Storicamente la fillossera ha distrutto il patrimonio vitivinicolo dell’Europa. La fillossera è un afide di origine Nordamericana che arrivò in Europa a metà Ottocento e che in pochi anni portò alla quasi estinzione della viticoltura nel vecchio continente. Il problema fu superato innestando le varietà autoctone europee su vite americana, tollerante agli attacchi radicali di questo afide.

La biologia della fillossera

Foglia colpita dalla "fillossera"
Foglia colpita dalla “fillossera”. Dalla scuola enologica di Alba

La fillossera ha una biologia complessa. In Nord America compie il suo ciclo biologico sia a livello radicale che fogliare e sverna come uovo durevole sotto la corteccia delle piante. Nel suo areale di origine questo afide non arreca seri danni alle produzioni e viene considerato un insetto non chiave.

Il danno, che è determinato dalle punture di questo Afide, si riscontra:
– sulle radici, dove provoca la formazione di galle nodose, anche di notevoli dimensioni, e perdita di capacità assorbente;
– sulle foglie, dove compaiono galle tondeggianti e rugose che erompono verso la pagina inferiore, originando una superficie nodosa ed irregolare.
All’interno delle galle completano lo sviluppo gli stadi giovanili.

Il danno si differenzia a seconda della Vite attaccata:
– se si tratta di Vite Americana, il danno radicale è limitato perché le radici di questa vite sono poco sensibili e reattive alle punture della Fillossera, mentre sono molto reattive le foglie che producono una grande quantità di galle:
– se si tratta di Vite Europea, il danno è sicuramente più rilevante in quanto le radici di queste viti sono particolarmente sensibili e producono galle vistose se punte dall’insetto. Queste galle degenerano e provocano una disorganizzazione grave dei tessuti radicali compromettendo la funzione assorbente. Le foglie, invece, non reagiscono alle punture, per cui la formazione delle galle è poco significativa o completamente assente.

Nella vite europea  le punture a carico delle radici portano alla formazione di galle e spaccature nel legno che hanno un decorso fatale. Mentre le punture sulle foglie non causano reazioni da parte della pianta. L’assenza di formazione di galle impedisce all’insetto di completare il suo ciclo nella parte aerea della vite, ma si limita a quella radicale, dove però ha effetti nefasti.

Per salvare la viticoltura europea tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si assistette quindi ad un rinnovamento di tutte le vigne che furono realizzate con portainnesti di vite americana, resistente alle punture dell’insetto. Ad oggi l’afide continua dunque ad essere presente in tutte le regioni vocate alla viticoltura, ma esclusivamente a livello radicale, dove non crea danni consistenti agli impianti. Mentre a livello fogliare non è in grado di riprodursi non riuscendo a formare le galle.

Per oltre un secolo dunque la fillossera fu relegata ai libri di storia, almeno fino ad oggi. In numerose regioni infatti si segnalano casi di attacchi di fillossera sulle foglie di vite con la formazione di galle che indeboliscono le piante e hanno ripercussioni, anche pesanti, sulla produttività e sulla qualità delle uve.

Fino ad oggi si pensava che la fillossera non fosse in grado di stimolare la produzione di galle, all’interno delle quali deposita le uova, sulle foglie della vite europea. Ultimamente tuttavia si sono moltiplicate le segnalazioni di agricoltori che lamentano attacchi più o meno severi all’apparato fogliare delle viti con la formazione di galle e lo sviluppo di diverse generazioni di fillossera che interessano la chioma delle viti, cioè la comparsa di sintomatologia fogliari (gallecole) su alcune viti europee (Cabernet, Pinot, Merlot, Verduzzo ed altre) in zone viticole del Nord Italia (Veneto e Friuli). Questo “ritorno” dell’insetto sembra sia dovuto al completamento del ciclo dell’afide, con generazioni di gallecole e di radicicole, rispettivamente su piante europee e sul piede americano. Questa evoluzione deve essere controllata per evitare sviluppi infausti per la viticoltura.

Studi genetici condotti sulle popolazioni di fillossera presenti in Italia e in altre regioni d’Europa hanno infatti accertato la presenza di nuovi biotipi, popolazioni di fillossera distinguibili da un punto di vista genetico e differenti rispetto a quelli presenti in Europa. Significa dunque che l’insetto ha subito delle mutazioni e popolazioni in grado di formare galle sulle foglie sono state selezionate anche grazie all’intervento inconsapevole dell’uomo.

Le nuove popolazioni possono essere state selezionate a causa di un cambiamento nella strategia di difesa della vite, dall’abbandono dei vigneti, dal mancato controllo dei ricacci da piede americano come dai cambiamenti climatici. Questi ultimi potrebbero anche essere il fattore alla base di un fenomeno particolare che riguarda gli attacchi di fillossera, e cioè la tendenza di questo insetto a colpire con severità variabile negli anni i vigneti.

I viticoltori italiani si trovano dunque a dover fronteggiare un problema nuovo, nei confronti del quale ancora non sono state definite strategie di controllo condivise. Ad oggi l’unica soluzione che sembra essere efficace è l’utilizzo di insetticidi. Sono due le molecole ad oggi registrate su vite contro fillossera, acetamiprid e spirotetramat, che tuttavia a causa anche del numero limitato di trattamenti consentiti non risultano essere risolutive per il controllo del patogeno, se non nei vivai.

La ricerca di un metodo efficace di difesa nonché alla comprensione delle dinamiche che hanno portato alla comparsa in Europa di questo nuovo problema” sono tuttora gli obiettivi delle ricerche, anche se per ora il problema non risulta esteso, Ci sono annate in cui la presenza della fillossera in un determinato vigneto è molto pesante e anni in cui quasi non si presenta il problema, è probabile che questa variabilità sia dovuta al controllo esercitato dal clima che può causare la moria di un numero anche elevato di esemplari e quindi ridurre la pressione dell’afide in vigneto.

Per mettere in campo una strategia di difesa vincente serve dunque capire come si sviluppa il ciclo biologico dei nuovi biotipi, definire i danni e le soglie di intervento e i mezzi di lotta, sia chimici che di origine biologica (funghi e nematodi entomopatogeni, insetti predatori, etc.).

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LA FLAVESCENZA DORATA

La Flavescenza Dorata (FD) è una malattia grave che provoca conseguenze gravi, perdita di produzioni e decadimento delle piante. Si trasmette attraverso una cicalina strettamente legata alla vite in grado di trasmettere il fitoplasma, lo Scaphoideus titanus (ST).

Per prevenire la diffusione della FD in Italia è stato emesso un D.M. (il 32442 del 31/5/2000) che rende obbligatoria la lotta allo ST tramite PESTICIDI, laddove venga rilevato, ogni servizio fitosanitario regionale emana le direttive in relazione allo stato di diffusione anno per anno.[/vc_column_text]

Da 5 a 12 kg per ettaro

l’attuale uso di pesticidi in vigneto, l’obiettivo del progetto è la riduzione alla metà

240 Tonnellate

nel solo Piemonte che vengono immesse in natura

2.000 di Euro/Ha

all’anno di spesa media per i pesticidi

La nostra proposta è un progetto orientato ad affrontare la sfida di utilizzare i droni nell’ambiente dei vigneti e che punta a diventare un sistema di monitoraggio standard commerciale per il mercato dei vigneti italiano e mondiale.

Il sistema proVite si adatta alla domanda del mercato con metodo rapido, autonomo, sensibile e selettivo per la rapida individuazione dello sviluppo dei parassiti e delle malattie delle piante e per la sinergia con i sistemi esistenti.

LA NOSTRA SOLUZIONE

La ricerca dell’antidoto:

Gli studi del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica – DISIT dell’Università del Piemonte Orientale inducono ottimismo per porre sotto controllo la malattia, ciò in quanto sono stati ottenuti risultati positivi a seguito dell’utilizzo di elicitori di resistenza biotici (funghi micorrizici e rizobatteri).

Attualmente gli studi stanno approfondendo il metodo di applicazione più efficace per l’inoculazione dei funghi AMF e dei batteri PGPB nelle piante.

La sperimentazione con i droni

Gli studi del DISIT sono stati estesi alla valutazione dei sintomi sia visivamente, sia con tecniche molecolari sia, per la diagnosi precoce, mediante l’uso di un sensore ottico trasportato su macchina operatrice o su drone.

Le sperimentazioni sono state effettuate direttamente in vigneto su circa 3,5 Ha ed i dati hanno contribuito a mettere a punto il modello.

fase 1:
INDIVIDUAZIONE PRECOCE TRAMITE SENSORI IN CAMPO

Individuazione del vettore di trasmissione più idoneo all’interno delle tecnologie dell’internet of things

Convenzione con gli attuali gestori delle centraline esistenti per l’acquisizione dei dati di base già rilevati

Utilizzo dei modelli modelli di sviluppo: indicano le varie fasi di evoluzione del patogeno (es. incubazione, sporulazione ecc.)

Utilizzo dei modelli di rischio: indicano il rischio di infezione del patogeno

Definizione degli interventi sulla base delle risultanze dell’applicazione dei modelli ai dati rilevati.

I modelli tengono conto dei seguenti parametri: dati meteo climatici rilevati dai sensori in campo

Agenda fenologica e trattamenti fitosanitari effettuati e registrati sull’agenda dei trattamenti

Definizione degli interventi sulla base delle risultanze dell’applicazione dei modelli ai dati rilevati

fase 2:
SORVOLI CON DRONI E CREAZIONE INDICI

Definizione del protocollo di posizionamento delle trappole cromotropiche in relazione ai successivi sorvoli.

Definizione del tempo massimo di stazionamento della trappola in vigneto.

Definizione del protocollo di archiviazione delle immagini registrate.

Sviluppo della metodologia di riconoscimento automatico dell’insetto vettore nelle diverse fasi.

Definizione degli indici NDRE e NDVI per le successive fasi di sorvolo.

Contatto con gli uffici regionali per definizione del protocollo di riduzione dei fitofarmici.

Programmazione delle fasi di volo, esecuzione dei sorvoli in relazione ai protocolli definiti.

Analisi dei provvedimenti legislativi nazionali e delle ordinanze regionali per gli interventi obbligatori.

Definizione degli interventi sulla base delle risultanze dell’applicazione dei modelli ai dati rilevati.

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